17 GIUGNO 1996á: PALERMO - L'ultimo dei pentiti di mafia arriva da Londra. Francesco Di Carlo, 51 anni, ex boss di Altofonte e rappresentante di Cosa Nostra in Gran Bretagna, ha chiesto e ottenuto di tornare in Italia dove ha iniziato a collaborare con i magistrati della procura di Palermo. Di Carlo Φ sospettato, fra l'altro, di aver strangolato il banchiere milanese Roberto Calvi, colpevole, secondo il pentito Marino Mannoia, di essersi appropriato di svariati miliardi che appartenevano a Licio Gelli e Pippo Cal≥. Calvi fu trovato impiccato a Londra sotto il ponte dei Frati Neri, il Blackfriars, il 17 giugno del 1982. Secondo Buscetta, Di Carlo ha avuto un ruolo anche nel sequestro del giornalista Mauro De Mauro. Francesco Di Carlo, trasferito in Italia il 13 giugno scorso in gran segreto, era detenuto nel carcere di massima sicurezza di Full Sutton, vicino a York, dove stava scontando una condanna a 25 anni inflittagli dalla magistratura inglese per narcotraffico. Soprannominato "il macellaio di Altofonte", Di Carlo era stato infatti ritenuto responsabile, nel 1987, di avere importato in Gran Bretagna eroina e cannabis per un valore di 78 milioni di sterline, pari a 180 miliardi di lire. Dietro il paravento di una societα di import-export, il boss di Altofonte, inserito nel vertice "corleonese" aveva creato a Londra, secondo l'accusa della magistratura italiana ed inglese, il centro di smistamento degli stupefacenti dalla Sicilia ai mercati del Nord America. La sua attivitα Φ stata ricostruita attraverso un'indagine bancaria che ha rivelato una grande mole di transazioni finanziarie. Prima di trasferirsi in Gran Bretagna, Di Carlo aveva guidato la cosca di Altofonte assieme ai fratelli Giulio e Andrea, condannati nel primo maxi-processo a Cosa nostra a 5 anni e 10 mesi di reclusione ciascuno. Gia' socio di Alessandro Vanni Calvello di San Vincenzo, figlio della principessa famosa a Palermo per aver ospitato a Palazzo Ganci nientemeno che la regina d'Inghilterra, chi lo conosce lo ricorda come un "soggetto molto ingordo". Ha scritto Francesco La Licata su La Stampaá: "Un bel giorno usc∞ di senno e tent≥ di fregare i padrini di Cosa nostra simulando il sequestro di un carico di droga. Fu scoperto e condannato a morte. Ma siccome la famiglia Di Carlo era intimamente legata ai corleonesi di Liggio e Riina, la pena fu commutata in esilio. E Franco scelse Londra". Mannoia ha raccontato che Giovambattista Pullarα gli disse che "fu Di Carlo a strangolare Calvi, insieme con Gioacchino La Barbera. Mentre Buscetta aveva detto prima: "Badalamenti mi disse che Calvi non si suicid≥, ma fu ucciso per conto di Pippo Cal≥". |